La GREAT Community compie un anno!
Un anno fa nasceva la GREAT Community, dandoci un obiettivo molto ambizioso: contribuire alla costruzione di un immaginario positivo e collettivo capace di legare la sostenibilità all’alimentazione, imparando dal mondo dell’arte e della creatività a immaginare un futuro in grado di cambiare già il presente, anche attraverso la diffusione di un cibo che sappia rispettare ambiente, lavoro e consumatore finale.
Siamo partiti con una grande consapevolezza: la narrazione sul cambiamento climatico oggi è costruita su toni fortementi distopici, i quali attivano nelle persone un sentimento di impotenza o di rabbia, lasciando poco spazio all’azione.
La sfida che abbiamo colto è stata dunque quella di lavorare, partendo da casi e progetti concreti, ricerche e approfondimenti scientifici, esperienze dirette positive, per diffondere il contributo positivo che le scelte alimentari individuali possono avere sull’ambiente e del potere che abbiamo, in qualità di consumatori, produttori, distributori e negozianti, di generare un cambiamento positivo.
Il primo vero passo in questo senso lo abbiamo compiuto il 5 maggio 2019, attraverso un lavoro di “immaginazione documentata”, che consisteva nell’’auto-osservare le nostre abitudini di consumo. Il lavoro è stato coordinato dal collettivo di artiste relazionali artway of thinking, un collettivo multidisciplinare, che da più di 20 anni lavora alla definizione di una metodologia collaborativa, finalizzata a facilitare i processi di trasformazione.
All’esercizio hanno preso parte 40 persone hanno osservato le proprie abitudini in termini di scelta e consumo alimentare, appuntando su un diario osservazioni, emozioni, scelte e comportamenti legati a tre focus di osservazione: prodotti alimentari; persone e relazioni; luoghi e marketing.
L’esercizio, durato 3 settimane, ha usato la capacità immaginifica dell’arte per costruire un piano di azione capace di passare da una dimensione individuale a una dimensione collettiva, e ha fatto emergere nuove relazioni e amicizie, ma soprattutto domande comuni, necessità di approfondimenti e alcune lezioni, cercando di attivare
Nello specifico, per quanto riguarda i prodotti gli elementi di attenzione che guidano le scelte sono stati identificati in:
- tipologia di packaging,
- provenienza e qualità delle materie prime,
- attenzione al gusto
- e stagionalità.
Per quanto riguarda i luoghi, invece, i valori a guida della scelta sono:
- un’attenzione del luogo alla sostenibilità a 360°,
- un clima di accoglienza e cordialità che sappia ispirare fiducia e condivisione.
- E’ emersa poi una necessità, generalizzata, di sperimentazione con il cibo, in termini di esperienze a contatto con la terra.
Le principali barriere alle scelte GREAT, emersa durante l’esercizio, sono legate:
- al fattore tempo, quando siamo di fretta il mercato ci costringe (o così ci sembra) a fare scelte che spesso non valutiamo sostenibili,
- alla presenza di esigenze specifiche, come l’essere vegetariani o celiaci, che spesso ti costringe a fare scelte incoerenti (un esempio classico è quello di dover scegliere un’insalata in un packaging completamente di plastica perché è l’unica soluzione vegetariana),
- alla complessità di avere criteri oggettivi di sostenibilità a cui appellarsi per prendere decisioni, o non sapere come accedere a informazioni basilari nella scelta.
Dal confronto dei gruppi e dall’analisi dei diari di osservazioni abbiamo quindi individuato una linea di attività principale: dotarsi di un sistema di parametri a guida delle scelte, qualcosa che ci aiuti nelle scelte quotidiane e che sia fedele ai valori che abbiamo condiviso.
Abbiamo deciso di ripartire proprio da qui, il 28 ottobre 2019, in un workshop per iniziare a co-progettare questo sistema di parametri a guida delle scelte di consumo sostenibile. Un progetto ambizioso, in cui siamo stati aiutati da Pasquale Polito del Forno Brisa, esempio virtuoso di una realtà nata e cresciuta sul territorio, che è riuscita a coniugare il gusto e produzione etica e Luca Martinelli, giornalista e collaboratore de La Repubblica, Il Manifesto e Altreconomia, autore de L’Italia di Vino in Vino.
Insieme a loro ci siamo domandati come fare a identificare dei criteri a guida delle scelte di consumo, come costruire un “manifesto GREAT” che contribuisca alla costruzione di quell’immaginario positivo che stiamo cercando e la cui forma sia identificata insieme a tutta la community?
La risposta non ce l’abbiamo ancora, ma alcuni spunti di riflessione interessante sono emersi:
1. La costruzione di un immaginario positivo passa attraverso l’uso di un linguaggio positivo e comprensibile: dobbiamo avere il coraggio di sostituire le parole che nell’uso comune (e non tecnico) hanno un’accezione negativa con altre, sinonimi, che abbiano una sfumatura positiva. Per esempio, perché chiamare “grani deboli” quelli che in realtà non infiammano le pareti del nostro intestino? A Forno Brisa li chiamano Grani Gentili; le erbe infestanti in realtà sono erbe spontanee; e l’agricoltura “convenzionale” che avvelena il terreno con concimi e diserbanti di sintesi? Perchè darle un nome così rassicurante? Questo esercizio ci è sembrato davvero interessante, e lo vorremmo continuare. Il linguaggio sarà quindi il primo elemento di attenzione nel comporre il manifesto GREAT.
In questa direzione si muove anche GREAT Neu, il programma radiofonico in onda su NEU Radio per raccogliere e esperienze, scelte di vita, condividere consigli e dubbi, e coinvolgere tutti coloro che pensano che il cambiamento parta da ciascuno di noi.
2. Vogliamo considerare la diversità come valore. Partendo dall’agricoltura, è solo attraverso la biodiversità delle popolazioni evolutive, i cosiddetti “miscugli”, che le colture riescono ad adattarsi al cambiamento, a sopravvivere attraverso l’evoluzione. Da questo spunto abbiamo compreso l’importanza di tornare ad assegnare un valore alla diversità intesa, per quanto riguarda il cibo e le scelte di consumo sostenibile, territorialità, stagionalità degli alimenti e qualità delle materie prime. Comprendere come identificare, valutare e valorizzare questa diversità sarà il secondo ambito indagato dal manifesto, consapevoli del fatto che, prima di compiere delle scelte, è importante avere delle informazioni a disposizione.
3. La fiducia è un elemento centrale quando si parla di cibo. Per costruirla occorrono momenti di condivisione, accoglienza, accessibilità all’informazione e trasparenza, un’educazione al gusto e all’estetica del gusto. Siamo abituati a colori che reputiamo naturali ma non lo sono e a sapori che nascondono le vere caratteristiche organolettiche delle materie prime. La costruzione della fiducia sarà dunque il terzo ambito del manifesto e, per far ciò, vogliamo sperimentare, entrare in contatto con la terra, anche attraverso linguaggi non convenzionali come quelli provenienti dal mondo dell’arte e della creatività.
Questo primo anno della GREAT Community si chiude quindi con l’identificazione di queste tre linee di lavoro propedeutiche alla costruzione di quell’immaginario positivo legato alla sostenibilità attraverso cui contribuire, a partire dalle scelte quotidiane di ognuno di noi, a generare un cambiamento duraturo e, perché no, a cambiare il mondo!
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