Etnografia e profilazione comportamentale

«Nella storia dell’antropologia, l’etnografia si è sempre espressa attraverso assoli […]. Lo scopo dell’etnografia è imparare a pensare a una situazione insieme a chi fornisce le informazioni; le categorie di ricerca si sviluppano nel corso della ricerca stessa, non prima di essa» 

Anna L. Tsing, Il fungo alla fine del mondo

L’etnografia condivisa è un approccio che permette di accedere, in maniera diretta, ai comportamenti di un pubblico specifico (beneficiari di un progetto, destinatari di un prodotto o servizio, personale di un’organizzazione), grazie a strumenti di auto-osservazione che permettono di mappare le scelte quotidiane: è una metodologia pratica di coinvolgimento e di progettazione che permette di definire i profili di un’utenza da un punto di vista comportamentale, coerentemente con l’assunto, ormai acquisito in economia, per cui le persone fanno le proprie scelte quotidiane non in maniera strettamente razionale, ma in base a scorciatoie decisionali dovute a fattori di stress e soddisfazione (quei fattori che definiscono, appunto, i profili comportamentali).

La ricerca etnografica segue un approccio cosiddetto “costruttivista”, al contrario, per esempio, di quella sociologica. Significa sposare un punto di vista secondo il quale la realtà non è “data” in tutto e per tutto ma si costruisce (insieme) con l’osservazione e diventa il mondo di dati relazionali e “caldi” (warm data) in cui la comunità di riferimento (che sta facendo la ricerca) si riconosce, perché ha contribuito, con osservazione e interviste, a generare il corpus di analisi condiviso. In altre parole, l’etnografia approccia un’analisi non partendo da categorie date  ma costruendole in corso d’opera.