Da Oujda a Tunisi: come costruire un modello di incubazione mediterranea

A giugno 2022, ormai già più di un anno fa, abbozzavamo il primo racconto di un passaggio chiave, nel nostro percorso professionale e umano, che stavamo e stiamo attraversando. Dicevamo: incubazione mediterranea, ossia come ripensare i percorsi e gli strumenti dell’incubazione (o accelerazione) di impresa, decolonizzandoli dall’immaginario del modello Silicon Valley. Un immaginario che, a parere nostro, domina e distorce il concetto di imprenditorialità (e imprenditività), alimentando un sistema di produzione del valore totalmente ancorato ai principi economici del capitalismo neoliberale e che, per questo, riteniamo (e ci teniamo a definire) tossico

L’occasione che ci ha fatto fare uno scarto consistente in questa direzione di pensiero è stata la collaborazione avviata a fine 2021 con CEFA nell’ambito del progetto Work4Life: abbiamo ragionato insieme su come impostare la strategia di un incubatore avviato con l’obiettivo di favorire l’inclusione socio-economica, nel territorio marocchino, dei migranti dell’Africa Subsahariana. Questo a Oujda, città di confine e a due passi dalla costa del Mediterraneo, che ha ispirato in maniera non irrilevante le nostre domande e riflessioni. 

Nel 2023 questo scambio con Oujda e CEFA si è trasformato in un percorso di ricerca  etnografica: un lavoro sul campo, insieme a «informatrici» e «informatori» locali, per osservare dinamiche collaborative nella complessa struttura relazionale della Medina. L’obiettivo è far emergere quelle dinamiche che possono essere mutuate e tradotte in meccanismi utili a far girare un modello di incubazione più sostenibile, da utilizzare in tutti i percorsi di accompagnamento alla nascita d’impresa a impatto che curiamo. 

Nel frattempo, abbiamo iniziato, nell’estate 2022, in collaborazione con COSPE, un percorso di mentoring nell’ambito del progetto RESTART per accompagnare alcune start up di Algeria, Tunisia e Marocco a consolidarsi nell’ambito dell’Economia Sociale Solidale (ESS) che ha contribuito ad ampliare i punti di vista e le esperienze in essere.

È stata naturale, a quel punto, la scelta di costituire un gruppo di riflessione strategica e ricerca-azione sull’incubazione mediterranea: con CEFA e COSPE abbiamo iniziato a domandarci in maniera approfondita da dove venisse l’urgenza di proporre un nuovo modello di accompagnamento all’avvio di impresa. Partendo dalla volontà comune alle tre organizzazioni di mettere in discussione i modelli di incubazione occidentali, abbiamo provato a decostruire, nel micro e nel macro, le grandi criticità della contemporaneità in relazione all’imprenditorialità. Il problema dei problemi resta sempre e comunque, secondo noi, la crisi di immaginazione della società contemporanea, una società in cui gli individui difficilmente trovano nei contesti educativi istituzionali lo spazio e la possibilità di allenare le competenze relazionali e di sviluppare lo sguardo sistemico per problematizzare e visualizzare alternative più desiderabili. Questa crisi di immaginazione, come ci insegna Amitav Ghosh, va ancora più alla radice del problema secondo il quale «è più facile pensare alla fine del mondo che alla fine del capitalismo»: sarebbe più corretto dire che «è più facile pensare alla fine del mondo che alla fine del colonialismo».

Sulla base di queste e altre premesse, l’approccio dell’incubazione mediterranea vuole proporre un modello di sviluppo imprenditoriale dove c’è un rapporto equilibrato tra valorizzazione individuale nel progetto di impresa e sostenibilità di esistenza, dove l’approccio è collaborativo e non competitivo e dove il valore viene generato e re-distribuito, non estratto.

Con questa visione siamo partite per Tunisi e lo scorso 9 giugno, insieme a COSPE e CEFA, l’abbiamo condivisa in una tavola rotonda curata nell’ambito del Carrefour de l’ESS – rencontres de l’économie sociale et solidaire. In quell’occasione abbiamo esplorato un sogno sempre più collettivo con altre 50 persone che operano con vocazione imprenditoriale nel Maghreb (qui un racconto approfondito e consigliato del Carrefour de l’ESS). Il percorso maieutico di generazione di domande sul fare impresa è per noi all’inizio e ci piace continuare – con il giusto tempo – a contaminarlo con punti di vista multilaterali, attraverso uno scambio di conoscenze orizzontale e l’intersezione di geografie sociali e culturali non gerarchiche.

Prossima tappa: nel 2024 saremo impegnati in una nuova progettualità comune con COSPE e CEFA tra Marocco e Tunisia per continuare a porci domande, decostruire i modelli esistenti e disegnare nuovi percorsi e strumenti più mediterranei.