Misurare l’impatto, la I Mentors’ Evening: intervista ad Artplace Museum | Battiti 2019-20

Mercoledì 29 gennaio è stata una giornata molto ricca: durante il pomeriggio si è tenuto l’ultimo incontro di formazione plenaria, a cui è seguita la prima di due Mentors’ Evening, momento cruciale per verificare l’efficacia del test di mercato ipotizzato in precedenza. Più di 20 esperti ed esperte dei settori di riferimento delle startup hanno aiutato i partecipanti, da un lato, a capire la rilevanza del test in relazione alle azioni chiave e al contesto di realizzazione; dall’altro, a farli entrare in contatto con un network di riferimento.

Ma torniamo al pomeriggio. 

Durante il primo incontro del percorso, ogni team aveva definito una propria impact vision, ossia la manifestazione del futuro verso cui si vuole andare in grado di ispirare e mobilitare all’azione. 

L’impatto è, infatti, il cambiamento di lungo periodo che un progetto contribuisce a generare nella realtà in cui opera e nella società. Un processo sicuramente complesso (ma non necessariamente complicato!) che un’organizzazione, però, può imparare a governare. 

Secondo la Teoria del cambiamento, un metodo sviluppato proprio per guidare un’organizzazione nell’adottare la cultura dell’impatto come leva strategica, è necessario individuare il processo logico di causa-effetto di tutte le fasi che consentono di raggiungere il cambiamento desiderato, dagli input ai cambiamenti a medio-lungo termine, attraverso la cosiddetta catena di produzione dell’impatto

Coerentemente con l’approccio lean, la catena di produzione dell’impatto è un altro modo di guardare allo sviluppo di un’impresa focalizzandosi sulle ipotesi chiave da verificare; al di là del test, essa proietta l’approccio alla falsificazione anche sul medio-lungo termine. 

Per capire meglio come questo strumento è stato coordinato con il test, anche grazie al supporto dei mentor che hanno partecipato [li abbiamo elencati in fondo all’articolo: ne approfittiamo per ringraziarli ancora], abbiamo intervistato Artplace Museum, una delle quattro startup di Battiti

Artplace Museum è un’applicazione iBeacon-ready sviluppata appositamente per dare voce al patrimonio italiano, dai palazzi storici delle aree interne al paesaggio, dai musei agli edifici religiosi. L’applicazione è ideata come un network per la condivisione di un numero sempre crescente di musei e punti di interesse digitalizzati. 

>> Quali sono gli elementi fondamentali del test che porterete avanti?

Artplace Museum ha lo scopo di valorizzare, attraverso l’utilizzo della tecnologia iBeacon, musei, palazzi storici, edifici religiosi, parchi archeologici ovvero la parte preponderante del patrimonio culturale italiano, afflitto però dall’annoso problema del digital divide. Artplace Museum nasce quindi come piattaforma condivisa e low cost per rendere smart la miriade di borghi che compongono il Belpaese.
Da qui il test rivolto a possibili stakeholder ovvero “piccole” realtà culturali di territori prevalentemente non metropolitani che possano trovare nell’app una soluzione accessibile per valorizzare e comunicare il loro heritage. Sarà organizzato un vero e proprio evento all’interno di un Museo già “beaconizzato” per far provare live la user experience e al contempo scoprire la semplice gestione dei contenuti e la possibilità di rilevare live le statistiche degli utenti.

>> Sulla base dei suggerimenti che vi hanno dato i mentors, in che modo riconoscerete se il vostro test ha successo o meno?

Abbiamo individuato una serie di parametri quantitativi in base alle manifestazioni d’interesse che verranno sottoscritte in occasione della serata da parte dei musei invitati ad adottare la soluzione nelle settimane successive. Uno degli obiettivi è quello di testare la creazione di “reti museali digitali”, di creare cioè una sorta di effetto domino a livello locale, così da ottimizzare la value proposition dell’app e implementare l’approccio di proximity marketing.

>> Descrivete in 3 parole i valori del vostro progetto

Artplace Museum è sostenibile sia in fase di startup perchè abbatte i costi di sviluppo di un’applicazione customizzata sia per quanto riguarda la manutenzione perchè i beacon hanno un’autonomia garantita di almeno 3 anni.È versatile da un punto di vista culturale perchè permette di gestire i contenuti fino a 7 lingue e perchè consente di creare tour digitali per tutti le tipologie di visitatori. È accessibile perchè, trasformando gli smartphone in audioguide digitali, costituisce un valido supporto per gli utenti con bisogni speciali.

 

La formazione plenaria, come detto in apertura di questo resoconto, è finita, ma questa edizione di Battiti ha ancora diversi passi davanti a sé! Il prossimo appuntamento è il 5 marzo, per la seconda mentors’ evening, dove valuteremo insieme ai mentors i primi risultati dei test.

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Hanno contribuito alla riuscita della serata: 

Per Artplace

Silvia Salmeri – Destinazione Umana

Francesco Silvestri – Eco Eco

Claudio Zarri – Fondazione Lercaro

Michele Tana – Emil Banca

Irene Checchi – Emil Banca

Matteo Fabbri – MIX, Museum Interaction Experience

Stefano Gottardi – Unione Terre di Pianura

Fabio Mauri – Succede solo a Bologna

Marco Tamarri – Unione Comuni Montani

Giovanni Arata – Bologna Welcome

 

Per Squiseat

Mauro Bigi 

Marco Battaglia – Sfridoo

Matteo Soavi – Nolo Party

Manuele Ferrari – Casona

Matteo Guidi – Last Minute Market

Bernardo Bernardi

 

Per Solletico 

Brenda Benaglia – Unibo

Silvia Ciresia – ANT

Kristian Mancinone – Art-Er 

Simona Simone – Fanep

Elena Boni – CSI

Massimiliano Rabbi – Fondazione don Mario Campidori

Paolo Marcheselli – Comune di Bologna

 

Per Baumhaus

Gabriele Cesari – Rekeep

Stefano Savini – Emil banca

Marcella Gubitosa – Stars & Cows 

Pietro Ravagli – Dolce